Non ogni connessione necessita del wifi, a volte si tratta di FIDUCIA e VULNERABILITÀ

Ciò che vi sto per raccontare posso definirlo come il riassunto di quello che ho appreso dalla mia vita fino ad oggi, in particolar modo, da questi ultimi mesi come giovane 23enne alla ricerca di risposte per capire più a fondo le radici del mio modo di affrontare la vulnerabilità e la paura di connettermi con le persone.

Il tema della fiducia mi affascina e mi ha sempre affascinato. Magari perché essendo una persona molto umile, estroversa e a volte anche ingenua, noto di sovente quanto la mia disponibilità a donare fiducia sia maggiore rispetto a quella di tante altre persone. Ho deciso di condividere con voi curiosità e verità che ho appreso grazie alle pubblicazioni di ricercatori che si sono dedicati allo studio della fiducia e delle emozioni ad essa correlate in particolare modo alla vulnerabilità.

“Non c’è nulla di più potente della fiducia, non c’è niente che possa contribuire all’armonia come lei” (Niels Birbaumer, Neurologo)

Quando decidiamo di dare fiducia ad una persona usciamo allo scoperto, accettiamo di diventare vulnerabili e ci esponiamo al rischio di venire feriti e traditi. Ogni volta che ci troviamo confrontati con una persona che ci ispira fiducia, alla quale saremmo disposti ha mostrare la parte più profonda e vulnerabile di noi stessi, corrono nella nostra mente pensieri contrastanti che ci sussurrano parole di insicurezza e che ci invitano ad avvolgerci in un’armatura di difesa. Ma quanto è importante accettare di essere vulnerabili e prendersi il rischio di investire in un legame che si rivelerà, magari, fonte di sofferenza e delusione? Soprattutto a seguito di  brutte scottature le nostre immunità aumentano e lo scudo che ci protegge dall’essere vulnerabile si rafforza rendendoci meno inclini a donare nuovamente fiducia ad una persona. A volte arriviamo a tal punto da chiederci se vale ancora la pena uscire allo scoperto e rischiare. A volte ci sembra molto più facile  rimanere rinchiusi nella nostra superficiale bolla di protezione al sicuro da tutto e tutti.

Secondo il neurologo Niels Birbauemer si può dipingere la fiducia come l’antagonista della paura. Non trascorriamo un giorno nel quale non doniamo, in grande o in piccola quantità, fiducia a qualcuno. Ci prendiamo cura di lei e la proteggiamo come se fosse un tesoro da conservare e accrescere. È la colla che ci unisce alle persone, che ci fa sentire più forti di quando siamo da soli. Quando decidiamo di dare fiducia è come se scegliessimo la via di mezzo tra il sapere e il non sapere, tra la sicurezza e la vulnerabilità. In breve, fidandoci di qualcuno, è come se decidessimo di percorrere una strada non illuminata coscienti del pericolo che potrebbe attenderci dietro l’angolo. Quando rischiamo il sentimento e la capacità di autocontrollo si affievoliscono ed ecco così che compare la paura. È come se paura e fiducia fossero due vasi comunicanti, si abbassa il livello di uno, si innalza quello dell’altro, fino a raggiungere lo stato di equilibrio. Infatti se non provassimo alcuna paura, non avremmo nemmeno bisogno della fiducia per poter costruire un legame con una persona.

Ma è vero che esistono persone che più di altre sono propense a donare fiducia? Secondo il neurologo Birbaumer ci sono delle persone che dispongono di una “fiducia naturale” che hanno sviluppato nei primi anni di vita quando le aspettative nei confronti dei genitori venivano soddisfatte da essi. Alcuni psicologi, tra i quali Sigmund Freud, svilupparono la teoria che nei primi anni di vita un bambino impari a distinguere le cose e le persone alle quali dare fiducia da quelle invece delle quali è meglio diffidare. Se nei nostri primi anni di vita siamo circondati da persone che ci amano, che si prendono cura di noi, che ci proteggono e ci danno le giuste attenzioni e se durante la crescita le nostre relazioni  sono caratterizzate da sincerità, devozione e rispetto, saremo più propensi a a dimostrate confidenza una volta raggiunta l’età adulta.

Quando si parla di fiducia, si parla anche di instaurazione di un rapporto con una persona. Donando la fiducia a qualcuno è come se decidessimo di connetterci con lei. In uno dei suoi magnifici discorsi, Brené Brown ha definito il bisogno della connessione come l’elemento che dà scopo e significato alla nostra vita. Ma che cosa ci frena ad instaurare questa connessione? La vergogna, o meglio, la paura della disconnessione. La vergogna è un sentimento che non ci piace, che ci mette a disagio ma che proviamo tutti quanti. La vulnerabilità non ci piace perché nessuno ama sentirsi in balia di qualcosa né sentire l’autocontrollo che si affievolisce come neppure il fatto di realizzare di non essere del tutto e per tutto invincibili.

Ma perché proviamo questo sentimento? Lo proviamo a causa della nostra vulnerabilità, come definita da Brené,  l’idea che abbiamo per cui, affinché il rapporto si crei, dobbiamo fare in modo di essere visti davvero. Per Brené quello che lo studio della vulnerabilità le ha rivelato rappresenta una delle cose più importanti della sua vita: tutto si riduce al senso di merito che una persona possiede. Le persone che hanno un forte senso di appartenenza e di amore e che riescono anche ad abbracciarli, sono quelle persone che si sentono all’altezza di meritarli. Così vale lo stesso per la fiducia. Se crediamo di meritarla, se crediamo che una persona possa fidarsi di noi perché ci crediamo in grado di essere persone fedeli, allora saremo anche pronte a donarla. In entrambi i casi, l’elemento che ci allontana dal riuscire a costruire una connessione è la nostra paura di non meritarcela. La mancanza di coraggio, l’incapacità di accettare la nostra imperfezione e la parte vulnerabile di noi stessi. Quando riusciamo ad accettarci ed a ammettere con umiltà a noi stessi di non essere perfetti è così che abbandoniamo l”ideale di noi stessi e riusciamo ad aprire una connessione con qualcuno mostrando il nostro modo di essere, le sue forze e le sue debolezze. Accettare la vulnerabilità può significare per alcuni di noi “tradire”  i nostri obiettivi, lasciare spazio alle nostre debolezze e lasciarci trascinare da esse. Ma accettare la propria vulnerabilità significa davvero questo? Non si può accettare la vulnerabilità e nel frattempo continuando a lottare con forza per ciò che vogliamo ottenere dalla vita? Provando a rispondere a questa domanda mi sono ritrovata in una specie di looping ma mi ha rincuorato il fatto che anche a Brené è successa la stessa cosa quando ha realizzato grazie ai suoi studi quanto segue:

“La vulnerabilità è il cuore della vergogna e della paura e della nostra lotta per la dignità ma sembra essere anche la culla della gioia, della creatività, del senso di appartenenza, dell’amore”. 

Combattiamo la nostra vulnerabilità ogni giorno, lo facciamo convincendo noi stessi di essere forti e indistruttibili, lo facciamo trasmettendo al mondo l’immagine di noi ideale che abbiamo in testa, che non è mai, per la maggior parte delle volte,  quella di una persona vulnerabile. Abbiamo paura di essere rifiutati, abbiamo paura di non piacere abbastanza, abbiamo paura che gli altri si prendano gioco di noi, abbiamo paura di risultare dei deboli, abbiamo tanta paura e la combattiamo perché il mondo sembra trasmetterci l’idea che la vulnerabilità non sia il modo giusto per poter essere accettati. Eppure sappiamo tutti che ognuno di noi ha queste paure e ognuno di noi le combatte in simil modo, nascondendole o soffocandole dando vita ad un trend che Brené definisce come il tentativo di “rendere la vulnerabilità insensibile”.

Ogni volta che cerchiamo di soffocare  il dolore, la vergogna, la paura, la delusione perché sono sentimenti che non vogliamo provare, indirettamente addormentiamo anche altre emozioni. Scappiamo da questi sentimenti e così evitando ogni rischio di delusione e dolore ci priviamo anche della possibilità di provare sentimenti positivi come la gioia e la felicità.  Per evitare di sentirci vulnerabili ci proteggiamo da quello che potrebbe farci del male, chiudendo indirettamente le porte a tante altre cose che potrebbero invece farci tanto bene. Così pensiamo che eliminando qualsiasi minaccia la nostra felicità sia solamente nelle nostre mani lontana dall’influenzarla degli altri. Il sentimento di instabilità, di incertezza e di rischio che proviamo quando doniamo fiducia a qualcuno non ci piace perché siamo coscienti di non avere più il completo controllo su noi stessi. Questa fuga dal rischio di soffrire e di rimanere delusi secondo Brené da il via ad un altro meccanismo, quello di “rendere tutto ciò che è incerto, certo”. Quanta più paura proviamo, quanto più ci sentiamo vulnerabili e  spaventati quanto più cerchiamo di risolvere velocemente ogni sensazione di dubbio e incertezza. Rifiutiamo il dialogo e costruiamo il muro più fermo che riusciamo nel minor tempo possibile per stabilizzarci la terra sotto i piedi. Così un’altro muro viene innalzato, una possibilità di connessione cancellata, una sensibilità soffocata. Tendiamo al perfezionismo più di quanto ce ne accorgiamo e ascoltando il discorso di Brené, ho realizzato quanto la nostra mente sia inzuppata di ideali. Quando mi pento per esempio di essere fatta in un certo modo e di aver sofferto a causa del mio carattere o di alcune mie azioni, la prima cosa a cui penso è “mio figlio non sbaglierà come me perché gli insegnerò tutto”. In questi momenti è come se dicessi che insegnerò a qualcuno dopo di me come diventare insensibile al dolore, come evitare di commettere errori, come diventare una persona amata da tutti, forte intraprendente e di successo.

Per fortuna ho imparato a distaccarmi da questi pensieri perché ho capito, dopo aver sentito diversi discorsi e letto alcuni libri, che la vulnerabilità è parte di noi, non la possiamo cancellare, non possiamo diventare immuni dal commettere errori, errori che sicuramente ci faranno anche soffrire. Ho imparato a guardarmi dentro e a vedere oltre anche nelle persone. Ho imparato a vivere con la consapevolezza che nessuno di noi è fatto di marmo e non lo potrà mai essere e soprattutto che non è giusto imporselo ne imporlo a qualcuno come a proprio figlio o al proprio partner. Riconoscere la propria vulnerabilità e la propria imperfezione è il primo passo per accettarsi ed amarsi ma soprattutto per accettare le debolezze e la vulnerabilità altrui. Solo così è possibile amare altre persone apprezzandone la forza e la vulnerabiltià. Quello che ho capito è che la vulnerabilità rende le persone umane e sensibili ed è il nutrimento dell’empatia. Un leader non è una persona che si mostra indissolubile e intoccabile, ma una persona che costruisce la sua forza lottando giorno dopo giorno senza denigrare la sua vulnerabilità.

Imparate a riconoscere che le persone solo lo specchio di voi stessi, non pretendete attenzioni se non siete in grado di donarle, non pretendete ascolto quando non siete interessati alle persone che vi parlano, non aspettatevi rispetto e affetto se non siete in grado di ricambiarli. Impegnatevi per capire quanto amore, quanta fiducia, quanto sostegno siete pronti a donare alle persone e costruite sulla base di questo le vostre aspettative nei confronti degli altri. Imparate ad apprezzare la sincerità e le persone vere, quelle che si mostrano per come sono e non nascondono la loro fragilità e la loro insicurezza sotto uno scudo di superficialità, narcisismo e autorevolezza. Non abbiate paura di farvi osservare, non abbiate vergogna di mostrare la vostra debolezza, le persone che non proveranno pena per voi ma comprensione, sono quelle  che come voi hanno compreso l’importanza dell’essere persone vere. Ho vissuto in prima persona che cosa significa  provare sentimenti di pena e sdegno per chi è debole e mi trovavo in un momento dove volevo convincermi di non esserlo, stavo cercando di costruire la mia forza nel modo sbagliato, volevo convincermi che per essere forte non potevo essere allo stesso tempo vulnerabile. Forza e vulnerabilità non sono due antagonisti, non si annullano a vicenda bensì sono due parti di noi che contribuiscono a renderci delle persone convinte e determinate ma nello stesso tempo sensibili e profonde.

Io sto compiendo gli ultimi passi di un viaggio che ho intrapreso qualche mese fa per disintossicarmi di pensieri e influenze negative che scombussolavano l’amore per me stessa e per la mia vita come  pure il mio modo di approcciare le persone e il mondo. Quello che vi posso assicurare è che solo esplorando il vostro essere nel profondo, rovistando tra le vostre paure, incertezze, valori e convinzioni potrete capire meglio le forze che vi muovono e che vi rendono la persona che siete. Non abbiate paura di vivere i sentimenti, non allontanateli, non respingeteli ma accoglieteli e valutateli, donate loro la giusta dose di fiducia affinché possano mostrarvi cosa hanno in serbo per voi.

Sì, lo so, è stato lungo e intenso, ma penso che in queste parole sia racchiusa una buona parte della verità e della consapevolezza necessarie per poter vivere, vivere davvero.

A presto, ByeBye Valé

 

 

 

 

 

Fonti:

Claus P.S. & Weiss B. (2018). Die Kunst des Streitens. Den Menschen verstehen. Geowissen. N.59. Pagg.136-141.

Brené Brown (2018). The power of vulnerability. TedTalk. URL: https://www.ted.com/talks/brene_brown_on_vulnerability.

Brené Brown (2019). Trovare il coraggio. Netflix.com. URL: https://www.netflixlovers.it/catalogo-netflix-italia/81010166/brene-brown-trovare-il-coraggio.

Foto:

@ilenia_tesoro, @myartmagazine. URL: https://www.instagram.com/p/BvNV5HojfWB/?utm_source=ig_share_sheet&igshid=1ol93orwytpyy.

 

valeriacamponovo

Hi I'm Vale! Active, dynamic, spontaneous and passionate, I'm looking for new incentives and challenges in my professional and private life. I deal with every new experiences with determination, curiosity, spontaneity and ambition. In this last period I have begun to reflect on my love experiences through to introspection and deep reflections on myself. I have realized that my approach with the relationship as well as my awareness about "What I want" and first of all about "What I don't want" have to be ameliorate. I'm living this changement right now and I would like to share with you this journey step by step transmitting you advices about how to deal with the end of a relationship, how to fall in love with yourself again and open your eyes to the fantastic opportunities that the world offers to you every day as a free, wild, young and strong woman.

View all posts by valeriacamponovo →

Leave a Reply

Your email address will not be published. Required fields are marked *